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Monte San Calogero

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Monte San Calogero
Monte San Calogero
17-monte-kronion
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L’antico Euraco, alto 1326 m, a dominio della baia di Termini Imerese è un rilievo carbonatico sulla costa settentrionale siciliana tra i fiumi Torto e San Leonardo. Un tempo rifugio di eremiti, oggi è caratterizzato da una florida vegetazione, da piccole gole scavate dai corsi d’acqua e da interessanti micro-cristalli osservabili in contrada Poggio Balate, dove dalle rocce emergono correnti idrotermali di fluorite (foto), che originano minerali particolarissimi.

Il sistema montuoso del San Calogero rappresenta una sorta di anello fra la Conca d’oro e le Madonie. Fra Termini Imerese, Caccamo e Sciara questo massiccio, ben individuabile a distanza, si presenta con i fianchi ammantati di lecci e macchia mediterranea.

Luogo ideale per i grandi rapaci, fra le fessure di queste rocce di era mesozoica troviamo il falco pellegrino, il gheppio e la poiana, che qua nidificano.

Segnalato anche il corvo imperiale, il passero solitario, lo zigolo nero e solo di passaggio l’aquila reale. Tra le rocce in mezzo alle zone agricole è segnalata la nidificazione del barbagianni (foto), rapace notturno dal piumaggio molto chiaro. Tra i migratori che frequentano il San Calogero in primavera e in autunno si annoverano gli “africani” rigogolo ed upupa oltre a balie e quaglie.

Altri animali che popolano questo vasto monte sono l’istrice, quasi tutti i tipici rettili siciliani, lepri, conigli e altri.
La zona è ricca di pascoli, sempre così frequenti e romantici a vedersi qua in Sicilia.
Diversi i boschi di sugheri, lecci, con praterie di euforbia, carrubi, ginestre …
Le pendici basse dei rilievi sono caratterizzate dalle coltivazioni di ulivo e di ortaggi, questi ultimi solo in quelle aree dove è possibile disporre di acqua sufficiente per l’irrigazione.
In alcuni valloni e depressioni resistono lembi di copertura boschiva che consentono di fare una ricostruzione del paesaggio naturale. Particolarmente interessante per questo aspetto è il versante settentrionale dove sui conoidi di deiezione stabilizzati cresce una lecceta (Quercus ilex) cespugliosa mentre in parte lo stesso versante è occupato da un bosco artificiale a pini ed eucaliptie
Le rocce verticali o strapiombanti sono spesso magnificamente ammantate di edera.
In contrada Cortevecchia, sul versante nord-est del monte Castellaccio, sono resti di murature, caratterizzati da pietre calcaree scalpellate, di un antico insediamento.

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