Galleria regionale di Palazzo Abatellis
Uno dei più importanti musei siciliani con opere di altissimo valore a livello mondiale.
E’ ospitato nello splendido edificio quattrocentesco, di architettura gotico-catalana, che era la residenza di Francesco Abatellis, maestro Portulano del Regno.
La Galleria documenta l’evolversi della cultura figurativa a Palermo e nella Sicilia occidentale dal XII al XVIII secolo.
Le collezioni della Galleria provengono da acquisizioni, donazioni ed incameramenti di beni di enti religiosi soppressi.
Piano terra
Il filo conduttore dell’ordinamento è l’esposizione di opere scultoree dal XII al XVI secolo, accanto alle quali vengono inserite altre opere coeve ma differenti per tipologia e stile.
sala 1 opere lignee ad intaglio del XII sec.
sala 2 sculture del ‘300 e ‘400 ed il grande affresco quattrocentesco del Trionfo della Morte, capolavoro assoluto della pittura. Sotto la cupola, sulla parete di fondo fa bella mostra di sé questo affresco staccato nel 1944 dal cortile di Palazzo Sclafani.
La scena del si svolge all’interno di un elegante giardino recintato, in cui irrompe la morte a cavallo di uno scheletrico destriero, pronti a scoccare frecce mortali su nobili gaudenti ed eleganti dame che, ignari, si intrattengono attorno alla fontana della giovinezza. Ai margini assistono i miseri e i derelitti, mentre giacciono a terra, già colpiti dalle frecce, papi, imperatori, sultani, monaci e uomini di legge.
Il problema dell’attribuzione resta ancora irrisolto, mentre la critica è concorde nel datare l’opera alla metà del XV secolo.
sala 3 maioliche in “loza dorada” (o lustro metallico) dei secoli XIV-XVII
sale 4 – 5 sculture del XV e XVI secolo.
Varcando la soglia della sala 4, lo sguardo è subito catturato dalla bellezza del sublime Busto di gentildonna detto di Eleonora d’Aragona, realizzato dallo scultore dalmata Francesco Laurana nell’ultimo decennio del quattrocento, che nella purezza delle forme e nella sintesi geometrica sembra richiamarsi a modelli di Piero della Francesca ed Antonello da Messina. Uno dei capolavori assoluti della “bellezza”.
Nella stessa sala troviamo altri due preziosi ritratti legati alla figura del Laurana: una piccola Testa di gentildonna, più tarda rispetto al busto di Eleonora, e un Busto di giovanetto.
La sala custodisce alcune tra le maggiori opere appartenenti alla cosiddetta scuola dei Gagini (Antonello e Domenico), che furono i massimi artefici di una statuaria rinascimentale, propriamente siciliana
Tra le opere di Antonello Gagini particolare interesse suscita il pregevolissimo Ritratto di giovinetto nella cui esecuzione, estremamente aggraziata, si intravede un certa influenza dello stile lauranesco.
A Domenico Gagini appartiene invece la delicata Madonna del Latte, in marmo policromo, caratterizzata dalla pittoricità del panneggio.
sala 6 sculture cinquecentesche e tavole dipinte di soffitto ligneo
Piano primo
sale 8 – 17 Pinacoteca (dipinti dal XIII al XVI secolo) Nella sala 11 è la Vergine Annunziata di Antonello da Messina, la Gioconda siciliana (se nessuno dei due dentro la tomba si rivolta).
Morbida, eterna, sospesa nei pensieri del visitatore la figura di questa madonna lascia veramente senza fiato.
La Vergine, colta di sorpresa dall’arrivo dell’angelo (qui assente rispetto all’iconografia tradizionale), si chiude entro le falde della mantellina azzurra e protende la destra in avanti, sospendendo la lettura del libro e innescando con l’angelo un “serrato dialogo”.
Un vero e proprio ritratto che coniuga in modo mirabile la lezione prospettica italiana, nella sua geometria volumetrica e il naturalismo fiammingo, capace di restituire con estrema precisione l’epidermide delle cose.
Dello stesso pittore sono le tre tavolette con i San Girolamo, San Gregorio e Sant’Agostino, cuspidi di un perduto polittico.
La cornice di Gonfalone Processionale, di concezione architettonica tardogotica, proviene da Tusa (Messina).
Di grande pregio sono i quadri dei pittori fiamminghi e donate alla Galleria in gran parte nell’Ottocento.
Il pannello centrale accoglie lo splendido Trittico, attribuito al fiammingo Jan Gossaert detto il Mabuse.