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Grotta Molara

Un tesoro archeologico e paleontologico

Grotta Molara

Situata nelle vicinanze della borgata di Cruillas, alla periferia ovest di Palermo, la zona protetta ricade alle  pendici del gruppo montuoso di Billiemi, tipicamente carsico, arido e spigoloso, di indubbio fascino dove, nell’ambito di poche decine di metri, si aprono tre cavità: Grotta della Molara, Zubbio della Molara e Grotta del Coniglio Morto o, dei Pitrazzi.”
 

Un vero e proprio tesoro di testimonianze paleontologiche (per la presenza di resti dell’estinta fauna quaternaria) ed archeologiche oltre a numerose peculiarità faunistiche (invertebrati cavernicoli e chirotteri).

La Grotta della Molara, che ha l’entrata posta ad una quota di circa 85-90 metri,  è un cavernone di un centinaio di metri di sviluppo a cui si accede da un grande riparo di circa 500 mq che contiene un notevole deposito antropozoico.
Sulla parete sinistra è scavato un bel solco del battente che si allunga anche verso l’interno, con colonne di una decina di metri tra le più belle della Sicilia (foto).

 

La grotta ha restituito reperti di età preistorica, che vanno dall’età del bronzo al Paleolitico. Risalenti al Mesolitico invece tre importantissime sepolture prive di corredo con gli  inumati in posizione supina, una mano sulla spalla, l’altra sul fianco, le ginocchia sullo sterno.
Uno degli scheletri ritrovati risale a circa 8.600 anni fa (foto).
Le caratteristiche fisiche sono assimilabili all’homo sapiens sapiens del tipo europeo di ‘Cro-Magnon’, mentre l’esame della dentatura ha consentito di risalire alle abitudini alimentari di questo nostro progenitore che si cibava fondamentalmente di vegetali, con alto consumo di carboidrati e zuccheri, causa di vistose carie dentali.
Scendendo ancora sino al sesto metro gli scavi hanno restituito ossa di cervidi e di volatili e un molare di Elephas Mnaidriensis, una specie estinta di elefante nano vissuto in Sicilia nel Pleistocene la cui altezza si aggirava intorno a 1,8 m e il peso di circa 1.100 Kg.
Le altre due cavità della riserva, lo Zubbio della Molara e il Coniglio Morto, non sono segnalate in superficie e il loro ingresso è occultato dalla vegetazione e da blocchi rocciosi.
La Grotta del Coniglio è composta da una serie di ambienti di crollo inclinati con grossi blocchi in assetto caotico; l’ultima sala è caratterizzata da ricchissime e splendide concrezioni.

La grotta ospita colonie numerose di pipistrelli (Rhinolophus ferrumequinum e Myotismyotis) i cui escrementi che rappresentano un’importante fonte alimentare per le comunità animali cavernicole.
Interessante anche la presenza del  ragno Cybaeodesmolara, il diplopode Orphanoiulus dinapolii, l’isopodeTrichoniscus alexandrae e il coleottero Tychobythinus molarensis, tutti endemici di Grotta Molara e di poche altre grotte del palermitano.

Ma certamente l’abitante più importante, di recentissima scoperta, è un coleottero dal nome difficilissimo: tychobythinus molarensis (foto). Si tratta di un organismo troglobio (l’unico in Sicilia), ovvero che vive esclusivamente sotto terra o all’interno di grotte. Sono animali che non vedono mai la luce del sole e si sono adattati alle condizioni che questo comporta grazie anche allo sviluppo di altri organi di senso (per esempio le antenne) che permettono loro di muoversi al buio.
L’esterno invece è popolato da mammiferi, uccelli e rettili di vario genere ed è caratterizzata dai resti di antiche coltivazioni di olivo, fico, mandorlo, carrubo e fichi d’india.

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