Montagna di Marzo

Il suo momento più importante pare essere stato il siceliota (VI –III a.C.)
Percorrendola si vedono resti di varie strutture. Non moltissimi ma pur sempre qualcosa.
A circa 500 metri dal pianoro, sul margine meridionale è una zona sacra comprendente diverse are e basamenti di tempietti, che si estende ad ovest fino al dirupo del Vallone Ruggello.
A circa 100 metri a nord-est sono i resti di un edificio comprendente un’ara sacrificale con pozzetto per offerte votive (detta ara di Demetra) intorno alla quale era stata deposta una gran quantità di ceramica ellenistica.
Bellissime le necropoli: quella di sud con tombe a fossa; quella di contrada Ramursura con tombe a camera; quella a nord ricca di frammenti che vanno dal periodo greco alla tarda età romana e le cui tombe sono a fossa nelle zone pianeggianti e a camera lungo i declivi; quella ad est, ricchissima, con tombe quasi tutte a camera databili dal VI sec. a.C. all’epoca ellenistica, scavate nel tufo e che raggiungono spesso le fondamenta della città.

Ma tantissimi sono stati i ritrovamenti fatti nel sito, tra cui anche splendide monete che ne attestano l’importanza avuta.
Mura di cinta in diversi punti della collina hanno permesso di stabilirne i limiti urbani.
Continuando la passeggiata, a sud-est del pianoro, è un edificio ellenistico mentre dovunque sono resti di strutture varie e cisterne che vanno dal V sec. a.C. fino all’epoca ellenistica e romana.
Sempre qua sono i ruderi di una torre monumentale compresa nel muro di cinta (accanto alla cosiddetta porta d’oriente) .
Infine, si notano anche i ruderi di un odeon di età ellenistica, a ridosso della cinta muraria d’oriente, del diametro di 37 metri il cui utilizzo pare di tipo polifunzionale. Accanto ad esso è una cisterna e un plinto calcareo di ancora incerto uso (ara, basamento?).
Potente, al solito, il contesto paesaggistico con le ampie pianure sottostanti a circondare l’intera montagna e la corona di altri rilievi anch’essi di interesse archeologico: a est il cozzo Rametta, a sud il monte Manganello con la contrada Rabottano e la contrada Critti, a ovest il monte Polino, a nord il monte Ramursura e le contrade Serra d’Api e Balatella.
La città si estende per venti ettari sul pianoro, ma tutta l’area archeologica comprende oltre ottanta ettari.
L’impianto urbanistico dell’acropoli è di tipo Ippodameo con arterie ortogonali che suddividevano l’abitato in isolati.
I reperti recuperati, dal vasellame alle monete, dalle maschere ai pesi fittili, dai bronzetti ai piccoli gioielli, dalle armature ai frammenti di statue alla più svariata oggettistica si trovano sparsi nei musei di Siracusa, Agrigento, Caltanissetta oltre che nei magazzini del Palazzo Trigona di Piazza Armerina.
Il monte presenta alle pendici un bel rimboschimento a pini ed eucalipti. Gli armenti, come sempre, non mancano mai.