Licata
Phintya, probabile nome della potente Licata di epoca greca (IV secolo a.C.), conserva tracce del suo glorioso passato (non solo siceliota) sparse per il territorio e la città. In generale può dirsi che la morfologia è fortemente caratterizzata dalla presenza del fiume Salso che ha dato origine ad una pianura alluvionale detta la Piana.
Il centro abitato è posizionato al limite occidentale del Golfo di Gela, ed è disposto a ridosso di una collina detta la Montagna.
Ipogeo Stagnone Pontillo (foto 1): a ridosso dell’ospedale civile San Giacomo, si trova questa grotta rupestre caratterizzata da tre grosse colonne che sorreggono una volta spessa più di 2 m e alta 4,5 m. Il vano maggiore ed il vestibolo sono grandi rispettivamente 145 e 65 mq. La stanza presenta diverse nicchie che forse servivano per illuminarla (con lucerne) e tre fori sul soffitto, probabili prese d’aria e di luce. La sua destinazione d’uso rimane ignota. Le ipotesi, in questi casi, sono sempre le stesse: tomba monumentale o luogo di culto. Di probabile origine Neolitica (5.000 a.C.) la grotta presenta sulle pareti, graffiti e incisioni (diverse delle quali probabilmente “firme”) in varie lingue e di varie epoche che testimoniano il passaggio di innumerevoli visitatori: fenici, iberici, arabi …La ricca città di Phintia si trovava in prossimità di monte Sant’Angelo ed oggi si vedono i pochi ruderi di alcune abitazioni nella zona alta del quartiere di Santa Maria.
Sono state portate alla luce diversi edifici, disposti su terrazzamenti. In alcuni di essi si sono conservati i muri divisori e sono visibili alcuni affreschi e degli stucchi dipinti. Stanno uscendo allo scoperto tracce della cinta muraria. Da segnalare il ritrovamento di un vero e proprio tesoro, il tesoretto della Signora, costituito da collane, monili e anelli, tutti in oro, oltre a 400 monete d’argento.
Altro sito è quello della Grangela, presso il palazzo comunale, in pieno centro cittadino. E’ un antichissimo pozzo profondo 17 metri e quindi continua in un vano che attraversa la roccia con una piccola galleria alta 2 metri e larga 7. Praticamente perfetta, serviva per l’approviggionamento idrico della città.
Sempre in centro, in via Marconi, è una tholos preistorica.
Il phrourion (avamposto militare greco) di Falaride, si trova in cima alla collina di monte Sole (171 m) a dominio del mare di Licata. Qua in località Cipriano (nelle proprietà agricole Cammarata, Re ed Orlando raggiungibili dalla Strada provinciale Licata-Mollarella) si trovano, nel lato settentrionale del colle, megalitiche pietre disposte a formare un muro di cinta (foto 2). Di questa cinta, dallo spessore di circa m. 2,50, che si snoda per alcune centinaia di metri, è visibile solo il parametro esterno in grosse pietre irregolarmente squadrate ed una scala che porta al camino di ronda. . La leggenda vuole che fosse stato costruito da Falaride, il tiranno di Agrigento del VI secolo a.C., passato alla storia per la crudeltà di una sua invenzione, il famoso toro di bronzo, dove metteva chi doveva punire. Quindi accendeva una bella brace sotto la pancia del toro, il metallo iniziava a riscaldarsi, ed il poveretto la dentro urlava di dolore a squarciagola. La crudeltà della punizione trovava “genialità” nel fatto che il toro aveva la bocca aperta e così le grida del malcapitato sembravano il muggire dell’animale, come fosse vivo.
A nord di Licata è il monte Petrulla (235 m), più un rigonfiamento del terreno che monte vero e proprio. In splendida posizione agro-paesaggistica, conserva un’interessante necropoli dell’età del Bronzo (X secolo a.C.).
La Mollarella, invece, è una splendida spiaggia di Licata che oltre una chiara bellezza estiva. Era un frequentatissimo emporio commerciale. Qua e la labili tracce del fastoso passato.
Davanti a questa spiaggia nel 256 a.C. si combattette; la prima grande battaglia navale della storia tra Romani e Punici e su questa spiaggia il 10 luglio 1943 sbarcarono i fanti di marina degli USA.
Alle pendici dell’altura di poggio Marcato d’Agnone (foto 3), sono i ruderi di quella che doveva essere un’importante città del IV-IIIsecolo a.C. Questo sembrano raccontarci le monete di Agatocle ritrovate e la cinta muraria che si estende per circa 3 km. Nell’area fortificata è stata anche scoperta una strada, ottenuta dal taglio della roccia, ancora con i segni delle ruote, nonché un recinto quasi semicircolare che potrebbe far pensare ad una agorà a anche ad un themenos. In una abitazione è stata anche scoperta una piccola vasca da bagno incavata nella roccia.
Contrada Casalicchio, si trova a circa 6 chilometri a nord-est di Licata. Qua è un villaggio che è stato abitato dal Neolitico (V millennio a.C.) al IV secolo a.C. (periodo siceliota). Non c’è quasi niente, a parte una necropoli greca ad oriente. Tantissima la ceramica ricavata da questo insediamento.