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Laguna di Capo Peloro

Laguna di Capo Peloro

Laguna di Capo Peloro

Laguna di Capo Peloro (Riserva Naturalistica) Capo PeloroAll’estremità nord della costa orientale della Sicilia, a Messina, in quella curva di terra che gira dallo Jonio verso il Tirreno, è Capo Peloro (o Punta del Faro), uno dei tre vertici del triangolo siciliano.
Costituisce il punto d’ingresso a nord dello Stretto di Messina. Qua è un Faro importantissimo per la navigazione e che chissà da quanti millenni è presente !
Capo Peloro luogo di incontro tra il mar Ionio e il mar Tirreno, pertanto le sue rive sono attraversate da fortissime correnti conosciute sin dai tempi di Ulisse che proprio da queste parti, nel suo turbolento viaggio, ne vide di tutti i colori.La sua origine è correlata alla formazione alluvionale della costa orientale dello Stretto di Messina e si fa risalire tra il 3000 ed il 2500 a.C.
La laguna così creatasi si è suddivisa in più parti, formando quattro pantani: Ganzirri e Faro,tuttora esistenti; Madonna di Trapani e Margi, non più visibili.

Laguna di GanzirriLa Laguna di Ganzirri (foto), nota anche con il nome di “Pantano grande”, è formata da due bacini: uno a nord-est la cui profondità massima è di 1 m; ed uno a sud-ovest la cui profondità massima riscontrata è di 6.50 m, separati da una strozzatura. Gli scambi con il mare sono limitati al canale scoperto Carmine a nordest ed al canale coperto Catuso a sudovest. Il toponimo Ganzirri deriva probabilmente dall’arabo Gadir (stagno, palude).
La laguna di Ganzirri è collegata a quella di Faro attraverso il canale Margi.

Il Pantano Faro o “Pantano Piccolo” è situato a nord rispetto a quello di Ganzirri. Ha una superficie di 263.600 mq ed una forma quasi circolare. Questa laguna ha un carattere maggiormente marino rispetto a quella di Ganzirri e raggiunge la sua profondità massima (28 m)  nella parte centro-orientale. La particolarità di questo ambiente è la presenza persistente di idrogeno solforato a profondità superiori ai 10 m (al di sotto delle quali l’ossigeno è assente) e l’esistenza abbondante di microorganismi. Il toponimo Faro potrebbe trovare una spiegazione nella parola pòros (passaggio, stretto di mare), riferendosi all’intero tratto di mare che separa la costa messinese da quella calabra.

Il Margi doveva trovarsi tra il pantano di Madonna di Trapani e quello del Faro (propriamente nella località oggi chiamata Margi) ed era più che altro una palude pestifera al centro della quale, secondo gli antichi, sorgeva un tempio sacro dedicato al dio Nettuno, fatto erigere da Orione. In seguito il pantano Margi fu del tutto, o almeno in parte, prosciugato da interramenti o per bonifica, mentre il Madonna di Trapani si unificò a quello di Ganzirri formando un unico lago che è l’attuale laguna di Ganzirri.

Lo Stretto di Messina è, uno dei pochi posti al mondo, sede dello spiaggiamento della fauna abissale, o batifila. Se si tiene conto che la gran parte di tali organismi batipelagici vivono dispersi nelle profondità del mar Mediterraneo (di norma tra i 300 ed i 1000 m) si può facilmente comprendere l’importanza biologica ed ecologica della presenza di grandi quantità di individui di tutte le taglie ed età in acque superficiali.
La facile reperibilità sulla sabbia di questi pesci dall’aspetto mostruoso, la gran parte dei quali sono dotati di particolari organi luminosi (fotofori), ha richiamato a Messina tra la seconda metà del 1800 e l’inizio del 1900, studiosi provenienti da tutta l’Europa.

Chauliodus SloaneiA favorire il fenomeno dello spiaggiamento concorrono, oltre alle forti correnti di marea, anche gli spostamenti nictimerali (migratori) ed il vento di scirocco. Numerose sono le specie che si possono ritrovare: Evermanella balbo(foto 3)Chauliodus sloaneiMyctophum punctatumArgyropelecushemigymnus, i piccolissimi Boccatonda (Cyclothone) e altri.
La “stranezza” della forma dei pesci abissali, nell’antichità, ha dato origine alla credenza che lo Stretto fosse popolato da mostri: Scilla, il più terribile.

 

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