Pantalica
Uno dei capolavori della Sicilia, talmente bello da essere coccolato in egual maniera da archeologi e naturalisti.
Patrimonio Unesco, Pantalica è difatti una perla archeo– naturalistica dell’isola, nella quale natura e presenza dell’uomo si sono fuse perfettamente..
Per buona parte ancora inesplorata Pantalica è un profondissimo canyon (cava, in siciliano) scavato dal fiume Anapo e la cui caratteristica è quella di presentare migliaia di tombe rupestri a forma di grotta, risalenti sin dal 1300 a.C. e che, come un alveare, disegnano le vertiginose pareti del sito.
Come avranno mai fatto i primi Siculi a scavarle nella roccia ? L’ipotesi più accreditata è quella che si calavano dalla montagna con le corde .
5000 loculi scoperti ed un buon numero probabilmente pronti a essere nuovamente riaperti !
Neanche a parlarne dei reperti che hanno restituito !
Pantalica ha il fascino del mistero, in senso assoluto. Vuoi per i suoi ruderi archeologici, vuoi per la sua naturale solennità, interrotta solo dal richiamo di un rapace o dal tipico, meditativo, scorrere del fiume.
E’, per rendere ancora meglio l’idea, un luogo dove un essere umano può rifugiarsi in romitaggio per tutta la vita, senza mai essere trovato.
Vi si accede da due paesi (Ferla e Sortino), che in teoria sarebbero vicinissimi ma che sono allontanati proprio dalla presenza di questo gigantesco canyon che costringe ad un lungo giro per arrivare da un paese all’altro..
Accesso da Ferla
Da Ferla, si giunge al lato meridionale di Pantalica, dopo una serie di serpeggianti curve disegnate dalla pietra calcarea. Qua, nella parte alta, si possono visitare una serie di villaggi preistorici e bizantini, rigorosamente trogloditici (foto). Si vedono case, scale, chiesette con altari e affreschi, mura di cinta, necropoli a non finire… scavate nella roccia, ripetiamo ancora.
Nella parte più orientale di questo versante, è una costruzione con pietre megalitiche, un probabile Anaktoron (palazzo del Re, foto). Il tutto, neanche a ricordarlo, in un paesaggio da Paradiso Terrestre, a strapiombo sul “molto” sottostante fiume e ferrovia (vedi oltre). La strada finisce, tra una necropoli e l’altra, dopo circa 10 chilometri da Ferla. Qua, con il territorio di Sortino di fronte (dove è l’altra entrata per Pantalica), inizia una lunga discesa che tra una tomba, una casa trogloditica, punti di osservazione da lasciare senza parole sulla strapiombante necropoli parietale, arriva sino al fiume. Qua continua l’apoteosi, tra papiri, ruscelletti, ponticelli naturali, grotte …
Accesso da Sortino
Se invece si decidesse di accedere da Sortino (lato nord) si giungerebbe, dopo circa una quindicina di chilometri, alla fine della strada. Qua inizia la discesa (opposta a quella di Ferla) verso il fiume. Lo spettacolo, a questo punto, è lo stesso, ma opposto.
Da Sortino è possibile raggiungere anche la famosa ferrovia (foto), oggi interrata, che attraversa Pantalica nel suo versante meridionale e che univa Sortino a Ferla. Non ci sono parole per descrivere la magia che doveva avere questo trenino, infilato tra i canyon e le necropoli, tra l’acqua ed una lussureggiante vegetazione. Pazzesca ! Oggi è percorribile interamente a piedi.
Un’ultima, scontata, annotazione: contattateci per maggiori informazioni.