Valle dei Templi
Il più grande parco archeologico del mondo, patrimonio Unesco, uno dei luoghi più incantevoli di Sicilia. Chiaramente.
La straordinarietà di questa vallata è costituita dall’avere una serie di templi di ordine dorico del V sec. a.C. quando Akray era una delle più potenti città del Mediterraneo. Ma non solo.Una curiosità: la Valle dei Templi è “valle” rispetto alla parte più alta (dove ora è Agrigento) di questa scala a tre gradini; ma è monte rispetto alla parte più bassa (valle del Leone), che è la vallata vera e propria, se la vogliamo dire tutta. Insomma: la valle dei Templi è il secondo gradino di questa bellissima scaletta naturale con orientamento nord-sud. Ad est ed ovest, avvolgendola, scorrono due fiumi, che la storia ha infilato in milioni di libri: a est l’omonimo Akragas e ad ovest l’Hypsas che, congiungendosi nella valle di San Leone (dove una volta era l’emporium cittadino), sfociano nel vicino mar Africano. In questi fiumi dovevano esserci molti granchi. E dovettero talmente impressionare i coloni che furono eletti a simbolo cittadino. Il parco archeologico, sbalorditivo, presenta le seguenti attrattive (i templi sono tutti di ordine dorico e con l’entrata rivolta verso la madrepatria Grecia, ovvero ad est).Attenzione: la Valle dei Templi ha un doppio ingresso. Uno in basso (ovest) ed uno in alto (est). Noi supponiamo di entrare da quest’ultimo, presso il tempio di Giunone.Collina Orientale
Tempio di Giunone (foto 2) del V secolo a.C. con 30 colonne ancora ben conservate. Occupa la parte più alta dell’acropoli e porta i segni (alcune pietre “macchiate” di rosso) di un incendio molto molto drammatico. Probabilmente quello che distrusse la città nel 406 a.C. ad opera dei Cartaginesi. Accostato al tempio è un’ara votiva, dove venivano consumati i sacrifici religiosi. Ricordiamo che i fedeli non potevano entrare e quindi le funzioni prettamente religiose si svolgevano all’esterno.
Si cammina tra mandorli e secolari ulivi, con la Sicilia che si lancia in sfrenati colori: di fiori e di orizzonti.
Man mano che si scende, sulla sinistra è una vasta necropoli paleocristiana mentre in fondo incomincia a far capolino la superba sagoma del tempio della Concordia.
Tempio della Concordia (foto 3), il simbolo della valle con la sua imponenza e la sua perfezione. Anch’esso del V secolo a.C., alto quasi 14 metri, e formato da 6 colonne nel lato corto e 13 nel lungo. E’ uno dei templi meglio conservati del mondo greco, grazie anche alla sua trasformazione in chiesa cristiana nel VI secolo d.C. Non ci sono parole per descriverne la magnificenza. E’ un’opera che va solo vista e ammirata.
Quasi di fronte al tempio della Concordia è una stradina che conduce, dopo 15 minuti di solitaria camminata nelle campagne, al monumentale quartiere ellenistico-romano (foto 4).
Qua si vede parte dell’abitato. Si rimane quasi senza parole nel passeggiare tra le rovine di questi edifici, imponenti, chiaro segno di quella che dovette essere una città ricchissima. Si vedono splendidi mosaici e svettanti colonne di case a peristilio (con giardino interno a cielo aperto). La visione del quartiere è resa struggente dalla maestosità sia in termini di dimensioni che di ruderi.
Ritornando al tempio della Concordia e dando uno sguardo alla limitrofa necropoli (Grotta Frangipane, il più importante complesso catacombale agrigentino) si scende fino a giungere altempio di Ercole del quale rimangono 8 colonne. Il suo culto era tra i più fervidi al suo tempo. Probabilmente il più vecchio tra i templi (520 a.C.). Anche qua è la presenza di un’ara sacrificale
Si lascia il tempio di Ercole e si attraversa per brevissimo tratto la strada carrabile arrivando quindi nella collina Occidentale.
Collina Occidentale
Tempio di Zeus (foto 5) innalzato per celebrare la vittoria sui Cartaginesi nella battaglia di Himera (480 a.C.). Era tra i più grandiosi templi dell’antichità (misurava m 112,70×56,30) ed oggi è ridotto a rudere. Possedeva 7×14 semicolonne ! Monumentalecaratteristica di questo tempio era la presenza dei Telamoni (foto), enormi sculture alte sette metri e mezzo, raffigurazioni di Atlante che sorregge la volta celeste, e che a loro volta sorreggevano la trabeazione.
Alle spalle di questo tempio, accostato ad un settore abitato, è un’area sacra che presenta i resti di un tempio del VI secolo a.C.
Tra mandorli ed ulivi, accompagnati dall’immancabile presenza del brullo quanto verde ficodindia si arriva nella parte più occidentale della collina dove sono le rovine di Porta V, una delle tante porte di ingresso della città.
Santuari delle divinità Ctonie:superate le rovine di Porta V, ad ovest del santuario di Zeus si arriva presso quest’altra zona sacra dove si trovano una serie di edifici sacri dedicati a Demetra e Core, divinità ctonie protettrici dell’agricoltura e quindi della fertilità. I recinti a cielo aperto di quest’area sacra proiettano immediatamente il visitatore ad immaginare queste feste religiose del passato, con i suoi sacrifici animali e gli antichi sicelioti (greci di Sicilia) con le braccia al cielo in segno di invocazione
Tempio dei Dioscuri (Castore e Polluce) (foto 6), di cui rimangono 4 colonne a sorreggere una porzione di trabeazione. Lo spigolo del tempio evidenzia un bellissimo rosone. Si trova accostato al santuario delle divinità Ctonie.
Giardino della Kolymbetra: tra i templi dei Dioscuri e quello di Vulcano, è il giardino della Kolimbetra, angolo di Paradiso nel Paradiso, vien da dire. Qua è un’ampia depressione del terreno dove era una piscina, narrata anche da Diodoro. Essa era un’enorme cisterna che forniva acqua a questa fertile valle. Questo incantevole posto oggi si passeggia tra sentieri di ginestra, mirto e gli immancabili profumi degli agrumi di Sicilia.
Si vedono diversi acquedotti che confluivano l’acqua in questa grande “vasca” di Akragas.
Poco oltre, e comunque decentrato dal percorso di visita, è un altro tempio, quello di Vulcano.
Tempio di Vulcano: altra divinità non da poco era il dio del Fuoco, Efesto, che qua aveva un sontuoso tempio (m 43×20.85) con 6×13 colonne. Oggi rimangono solo pochissimi ruderi.
Si ritorna in strada e si sale verso il museo Archeologico, di una bellezza sbalorditiva. Al suo esterno l’eccelsiasterion, il bouleterion e l’Oratorio di Falaride. Ci vogliono due giorni interi per visitare tuttoperfettamente.
Un’ultima annotazione: qua sono nati Empedocle prima e Pirandello poi.
Un seme di poesia, dunque, sembra proprio esserci. Forse lo stesso seme che ha generato i magnifici mandorli di questa valle.