Museo Civico di Mineo
Ospitato in questo delizioso paesino della provincia di Catania, dentro l’ex seicentesco convento dei Gesuiti, ospita reperti della ricchissima zona archeologica dei dintorni: dalla preistoria al medioevo.
Siamo in un’area della Sicilia che in passato fu densamente abitata come appunto conferma la ricchezza di reperti di questo museo.
Segnaliamo: un pannello con la riproduzione dei graffiti delle “grotte” di Caratabia e che risalgono forse all’epoca del principe siculo Ducezio (metà del V secolo a.C.); alcune anfore destinate a contenere vino, olio, garum (una sorta di salsa di pesce), cereali e frutta e che presentano dei bolli impressi con l’indicazione del nome del fabbricante, del commerciante del contenitore o addirittura del contenuto e del peso; uno strigile (foto) di bronzo parte del corredo degli atleti che lo utilizzavano per togliere il sudore e l’olio alla fine dell’allenamento o della gara.
Bellissimo il pendaglio di bronzo dell’VIII secolo a.C.
Moltissimi i reperti ricavati dalle sepolture.
I principali riti di sepoltura in uso erano due: l’inumazione e l’incinerazione.
L’inumazione consisteva nel deporre il corpo del defunto all’interno di un contenitore (sarcofago o anche un’anfora) o nella nuda terra. Alcune volte il defunto era deposto all’interno di camere sepolcrali scavate nella roccia.
L’incinerazione prevedeva che le ceneri del defunto, raccolte dal rogo funebre, venissero conservate all’interno di un vaso (cinerario), seppellito nella terra.
Il corredo tombale era generalmente composto da oggetti relativi all’ornamento personale o all’armamento, nel caso di uomini, da oggetti di uso comune, ritenuti utili per la vita ultraterrena del defunto.